Voltati, la stella che ammiravi un tempo non porta più il tuo nome. Il tuo odio l’ha oscurata, l’ingratitudine
Corrono le biglie, tra i castelli di sabbia e sale e le gabbianelle ora si librano,
Fugge la corte il passero inquieto, il suo canto dolente, gli dei han posto il veto. Agita le zampette
E vivrò nella tua voce, nella speranza che ti compone, fino al desiderio ultimo di vivere, un giorno solo felice e nel tuo nome.
Fugge il sogno, nell’incoscienza di un’utopia. Nel sangue distopico
Se lo cercherai, lo troverai ai bordi delle strade o su di un gozzo acceso, mente nei suoi balocchi,
Ti ho rubato una foto ieri sera mentre eri tra i tuoi amici. Non pensare male,
Si è a barattar l’amore Col vino in un cestello Che erotico già affonda Nel tuo mai triste e bello. La musica è finita
La neve stende dal porticato, le mani si sfregano rubando il fiato; viene l’inverno la sua coperta bianca,
Portami il girasole, affinchè io lo trapianti, tra le memorie dimenticate di queste corti d’amanti. Portami l’affetto
Atterrito di non amare. Come una pietra scalza, sul nudo piè. Nudi, come l’amor sol è.
Ieri, toccavo il cielo con un dito. Non era per superbia, per vanità o altro.
Con Bacco e Flora ho un contenzioso. A lui devo, un di di festa e del buon vino.
Io, sono avanguardia. Non mi interessa la contestazione.
Il sole attende, tra nuvole di sabbia e sale, l’estate gravida di questo mare.